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Titolo dell'opera:

Paesaggio della costa ligure (1952)

Autore:

Paolo Punzo

(Bergamo 1906 - Bergamo 1979)

Dimensioni:

cm 39,8x45

Tecnica:

Olio su tavola

Stile:

Naturalismo novecentesco

Firma:

Firmato in basso a destra: P. Punzo

Provenienza:

Acquisto

Paesaggio della costa ligure (1952)

Negli anni Cinquanta Punzo frequenta la costa ligure e Portofino cominciando a dipingere paesaggi marini, insoliti nella sua produzione di pittore di montagna, che presenta nel '52 a una mostra all'Hotel della Posta a Sondrio. Vittorio G. Rossi, per primo, coglie sul “Corriere della sera” questa novità nella pittura di Punzo: “la poesia - scrive - ha condotto la mano di Punzo anche davanti alla costa e al mare di Portofino. […] Punzo era pittore di montagna; faceva le rocce alte, le alte nevi e i ghiacciai; ora si è fatto anche un pittore di costa e di mare.” Ma aggiunge che “il mare è sempre difficile perché muta di continuo i suoi spiriti e la sua faccia.”

Punzo non ha più di fronte a sé la variegata e mossa morfologia alpina delle alte quote, ma il piatto orizzonte della costa e del mare e cerca quindi l'inquadratura migliore per introdurvi quella varietà che la natura stessa spontaneamente gli offriva in montagna. Sceglie perciò, in questo caso, un tratto di costa a ridosso di un'insenatura rocciosa che gli permette di muovere la composizione. La spiaggia alberata in primo piano animata da piccoli gruppi di persone, il mare ondoso che si frange sugli scogli, gli ammassi nuvolosi che segnano l'orizzonte e, soprattutto, l'alta scogliera avvolta nella vegetazione col magnifico gruppo verde scuro dei cipressi che elevanop al cielo i loro pinnacoli come le guglie di una cattedrale gotica, tutto qui è inteso a creare la dissonante armonia di un paesaggio marino variegato e mosso come un paesaggio alpino. 

Valgono, a questo proposito, le parole sull'arte di Punzo scritte nel '68 da Salvator Gotta. “Paolo Punzo è un artista nel senso più completo e più profondo: ossia un uomo nato per dipingere portando in sé l’inquietudine, il tormento, la passione  di esprimere con colori e disegni il mondo che vede e che sente di dover trasfigurare. E poi che la trasfigurazione, in arte, è creazione, Punzo è, secondo me, un creatore, esprima squarci di montagne o orizzonti di mare, cime tempestose o mareggiate furibonde. Mare e montagna  sono le due rappresentazioni naturali che richiedono il maggior vigore dell’artista. … Io riconosco i quadri di Punzo, solo a darvi un’occhiata, alla lontana: e quando vedo , o anche solo intravedo, un quadro di Punzo, subito vedo Punzo in carne ed ossa, montanaro e marino, primitivo e nello stesso tempo raffinato”. (Salvator Gotta, Paolo Punzo, “Corriere della Sera”, 1968)