Giacobbe e Rachele al pozzo
Pittore emiliano (?) del XVIII secolo
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cm 147x 197,5
Olio su tela
Classicismo barocco
Acquisto sul mercato antiquario, 1997
Sotheby's, Importanti Mobili, Dipinti, Ceramiche Argenti e Sculture, catalogo della vendita di martedì 16 e mercoledì 17 dicembre 1997, Milano, 1997
L’episodio raffigurato è quello dell’incontro di Giacobbe con Rachele al pozzo nella terra di Carran, narrato in Genesi 29, 9-12. Rachele, figlia di Labano il fratello di Rebecca madre di Giacobbe, giunge al tramonto al pozzo col suo gregge. Giacobbe, al centro della composizione, ha già tolto la grossa pietra che lo ricopriva, che si vede in basso sulla sinistra nel quadro, e prima di rivelare la propria identità, abbevera gli animali della cugina che lo osserva con ammirata gratitudine, seduta sulla destra, avvolta nella sua ampia e leggera veste blu col grande mantello rosso poggiato sulle ginocchia. Le due pastorelle che le fanno da ancelle, poste dietro di lei attorno al pozzo, indicano col dito l’una la pietra sollevata, l’altra l’uomo che l’ha sollevata.
Attribuito come il precedente a Pietro Ligari dagli esperti della casa d’aste Sotheby’s sulla base di motivazioni puramente estrinseche (l’epoca, il soggetto e l’area di provenienza), anche questo dipinto, proveniente dalla stessa famiglia nobiliare di Varese che ne è stata l’unica proprietaria prima della vendita, non pare potersi ricondurre, a nostro parere, all’opera dell’artista valtellinese.
La tela è, invece, da attribuire alla stessa mano dell’artista di quella precedente, Eliezer e Rebecca al pozzo, come si può facilmente ricavare dalla sua struttura compositiva e dai suoi caratteri stilistici.
Il quadro, del resto, ha nel soggetto un’evidente legame con quello precedente. Lì si narrava come Rebecca divenne moglie di Isacco, qui si narra come Rachele incontrò Giacobbe, due episodi in continuità storico-temporale fra di loro. Giacobbe è il figlio di Isacco e di Rebecca che lo spingerà a fuggire dall’ira di Esaù a Carran, dal proprio fratello Labano, dove egli sposerà la cugina Rachele dopo averla incontrata davanti al pozzo in cui un tempo Eliezer incontrò la stessa Rebecca per portarla in sposa ad Isacco. E’ dunque la continuità della generazione stabilita da Dio e il parallelismo fra le due vicende attorno al tema della sorgente e del pozzo, simbolo della vita nell’Antico Testamento e della “vera vita”, cioè del Paradiso, nel mondo protocristiano, ciò che unisce le due composizioni.
L’espressione degli animali corrisponde alla natura che si attribuisce loro. La capra, ad esempio, ha un aspetto luciferino a paragone di quello mansueto della pecora che fa da pendant sulla sinistra a alla figura di Rebecca. Il gesto di Giacobbe che disseta la pecora ha d’altronde una sua sottile simbologia erotica, allusiva al desiderio per la cugina Rachele, il cui nome significa appunto “pecora”.