L'
icona è una replica, probabilmente ottocentesca, di una più antica copia del XVII secolo dell'icona della
Madre di Dio di Kazan' dipinta forse in un monastero della Russia settentrionale e destinata ad un uso devozionale privato. Nella parte centrale della tavola è scavato il
kovceg, la culla, destinata ad accogliere il dipinto, trattata con un doppio strato d’argento dorato che presenta una sottile trama di parti scoperte incise a mano. L’icona bizantina originaria della Vergine e del Bambino benedicente risalente all'XI secolo, fu trasportata nel 1238 da Costantnopoli nella Rus' (il nome dell'antica Russia di Kiev) per essere collocata nel monastero della città di Kazan', da cui prende il nome. All'icona della
Madre di Dio di Kazan', sono peraltro legate complesse vicende storiche fino a tempi recenti, quando una replica settecentesca è stata donata da papa Giovanni Paolo II alla chiesa russo ortodossa come simbolo del dialogo ecumenico tra le chiese cristiane.
A differenza della
Madre di Dio Odigítria (Colei che indica la via) e della
Madre di Dio Eléusa o della Tenerezza, dove la Vergine e il Bambino formano un gruppo unico, nell’icona della
Madre di Dio di Kazan' la Vergine e il Bambino benedicente formano due figure separate e in parte sovrapposte, ma in stretta relazione tra loro.
Gesù sta davanti alla Madre che, reclinando leggermente il viso, sembra sfiorare dolcemente la testa del figlio, mentre le dita benedicenti di quest’ultimo si fermano al centro della figura della Vergine, in un gioco di sottili corrispondenze dall’indubbio significato teologico. Le loro aureole si intersecano e dentro quella del Bambino si legge il monogramma del suo nome greco.
Di ascendenza tipicamente bizantina la bella figura della Vergine e quella del Bambino, entrambi con i tratti del volto fortemente marcati in corrispondenza degli occhi e del mento. Il
maphorion, cioè il mantello con copricapo della Vergine, è di colore rosso-bruno, impreziosito da un nastro di gemme dipinte che contorna sul collo anche la sua veste dello stesso colore. Sul
maphorion, in corrispondenza del capo, appare la stella, emblema di purezza e di verginità. Cristo, invece, indossa una doppia toga regale, porpora e verde-blu, a denotare la sua doppia natura divina e umana. Lo stesso verde-blu ricopre la bordura ricavata a sbalzo sulla tavola, che è parte integrante dell’icona entro cui rappresenta il mondo umano separato da quello celeste del fondo d’argento dorato.