L’interesse dell’icona è soprattutto dovuto al suo prezioso semirivestimento. L'icona è dipinta a tempera ad uovo su foglio d’argento puro applicato sul
bolo rossastro (che affiora dove l’argento è deteriorato), steso sopra uno spesso strato bianco di
levkas, che nell’icona costituisce la base della preparazione della tavola per accogliere il dipinto. Le
basme della bordura dell’aureola sono in argento puro lavorato a sbalzo, come i nimbi, cioè le aureole, della Vergine e del Bambino in cui sono incastonate diverse pietre preziose, tra cui 2 ametiste, un turchese tagliato a
cabochon, cioè in forma ovale, due cristalli di rocca, tre rubini anch’essi tagliati a
cabochon, un topazio e vari cristalli. Un particolare di rilievo è costituito dalla cuffia ornamentale qui formata da un prezioso ricamo di vere perle di fiume.
Il magnifico semirivestimento trova una sua continuità nell’immagine entro cui si prolunga nel nastro dipinto del
maphorion rosso-bruno della Vergine che si chiude a croce sul suo petto e che riproduce le stesse pietre preziose dell’aureola argentea. Anche la stella d’argento col cristallo incastonato sulla fronte della Vergine, simbolo di virginea purezza, ha il suo
pendant nella stella dorata dipinta sulla manica del
maphorion.
Per il resto il dipinto presenta nei volti tondeggianti i tratti marcati dei grandi occhi a mandorla e del mento, tipico delle icone che replicano antichi modelli di icone bizantine, mentre nella figura di Cristo l’abito rosso purpureo, emblema di regalità, si combina con la fascia blu emblema di umanità, sottolineando la sua doppia natura divina e umana.
I segni e le raschiature presenti sul fondo argenteo alquanto deteriorato, lasciano pensare a una ridipintura dell’immagine della Vergine e del Bambino sopra una precedente icona più antica della quale si intravede la
graphia della grande aureola. E, forse, lo stesso fondo ridipinto è stato ritagliato da una più grande icona cui apparteneva, come farebbero intuire altri segni di
graphia che appaiono qua e là. Sulla nuova immagine dipinta sarebbero quindi state applicate le
basme e i
nimbi, anch’essi, forse, più antichi, mentre le
iscrizioni coi monogrammi in maiuscola greca dei nomi di Maria e di Cristo sono anch’essi ridipinti.