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Titolo dell'opera:

Madre di Dio di Vladimir (Vladimirskaja) (XVIII/XIX sec.)

Autore:

Iconista russo del XIX secolo

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Dimensioni:

cm. 32x26

Tecnica:

Tempera su tavola e argento

Stile:

Icona russa

Provenienza:

Collezione Barbara Marzyńska Biel-Owa

Madre di Dio di Vladimir (Vladimirskaja) (XVIII/XIX sec.)

Questa icona, databile tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, è una copia liberamente ispirata a quella originale bizantina, oggi alla Galleria Tret’jakov di Mosca, trasportata nel 1131 dal principe di Kiev, Andrea Bogoliubskij, nella cattedrale della Dormizione della città russa di Vladimir, da cui prende il nome.
L’immagine della Madre di Dio di Vladimir, appartiene al tipo della Madre di Dio Eléusa (misericordiosa) o della Tenerezza, in cui la Vergine e il Bambino accostano delicatamente e con dolcezza loro guance, mentre il Bambino stringe in affettuoso abbraccio la Madre.
Una delle particolarità della Madre di Dio di Vladimir, che trova una puntuale replica in questa icona, sta nel Figlio che, sostenuto e quasi sospinto dalla mano destra della Madre, ne cinge il collo e si protende in alto facendo leva sul piede destro appoggiato sul corpo della Madre e roteando la gamba e il piede sinistro di cui mostra all'osservatore la pianta. La Vergine diventa così una sorta di scala verso l’alto, con chiara allusione alla strofe dell’Acathistos, l’inno liturgico della Chiesa ortodossa russa, in cui la Vergine è paragonata a una scala che unisce cielo e terra.
Questa replica della Madre di Dio di Vladimir presenta pesanti nimbi d’argento, dai raggi molto pronunciati, forse per richiamare la grande aureola che si intuisce nell’originale. Anche le basme sono d’argento lavorato a sbalzo con motivi floreali. L’immagine, invece, è tutta giocata su una gamma cromatica arancione e blu, rosso-marrone e blu-verde, alquanto diversa dall’originale dove l’arancione a gialli bagliori della veste di Cristo è in elegantissimo contrappunto con il nero del maphorion della Vergine. Ma sono soprattutto i tratti sottili del viso e l’espressione mesta e malinconica della Vergine che si perdono in questa versione dove i volti e le figure non hanno più quella spirituale intensità bizantina propria delle più antiche icone russe e diventano, per così dire, più occidentali e popolari. Anche il panneggio delle vesti è più plastico e realistico rispetto alla lineare, simbolica e raffinatissima essenzialità delle vesti di Gesù e della Vergine nell’icona medievale originale. L’icona, per il resto, replica abbastanza fedelmente nei gesti quella della Madre di Dio di Vladimir, tranne che nella mano destra della Vergine che non tocca, né sfiora la larga manica del braccio sinistro del figlio, ma si limita ad indicarlo per sottolinearne la missione salvifica. Il maphorion della Vergine è di sontuosa regalità bizantineggiante, mentre il Bambino sopra la veste indossa l’omophorion, il contrassegno episcopale, che ne indica la funzione sacerdotale (“Tu es sacerdos in aeternum…”, come viene spesso prefigurato nell’Antico Testamento).