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Titolo dell'opera:

arrivo delle ceneri di San Giovanni Battista a Genova (L’)

Autore:

Francesco Solimena

(Canale di Serino, Avellino 1657 - Barra, Napoli 1747)

Dimensioni:

cm 136x279

Tecnica:

Olio su tela

Stile:

Classicismo barocco

Provenienza:

Collezione Marcantonio Doria, Genova; collezione Doria D’Angri, Napoli (fino al 1940); collezione Niccolò De Ferrari, Genova; collezione Ricotti Aschieri che lo vendette alla Banca Popolare di Sondrio nel 1960

Esposizioni:

1947, Genova, Palazzo Reale, Mostra della pittura del Seicento e del Settecento a Genova; 1960-1961, Parigi, Petit Palais, La peinture italienne au XVIII siècle; 1999-2000, Genova, Palazzo Ducale, mostra El siglo de los Genoveses

Bibliografia

L. Pascoli, Vita di Francesco Solimena (ms. 1737 circa), in F. Bologna, Francesco Solimena, Napoli, 1958, pp. 225 sgg.; De Dominici, Vite de' pittori scultori ed architetti napoletani (Napoli, 1742 1744) IV, pp. 422-423; C.G. Ratti, Istruzione di quanto vedersi di più bello in Genova, Genova, 1776, pp. 27, 28, 307 (II ed. 1780, pp. 19, 333); Idem, Delle vite de' pittori, scultori ed architetti genovesi& in continuazione dell'opera di Raffaello Soprani, t. II, Genova, 1769, pp. 343-344; A. Morassi, Mostra della pittura del Seicento e del Settecento a Genova, catalogo della mostra, Genova 1947, pp. 116, 117, n. 160; F. Bologna, Francesco Solimena, Napoli 1958, pp. 111, 253; La peinture italienne au XVIII siècle, catalogo della mostra, Paris, 1960, pp.nn.; O. Ferrari, Le arti figurative, in Storia di Napoli, Napoli 1970, vol. VI, t. II, p. 1326; AA.VV., Tesori d'arte delle banche lombarde, Roma, 1995, p. 119; P. Boccardo e C. Di Fabio (a cura di ), El siglo de los Genoveses, catalogo della mostra, Milano, Electa, 1999, p. 403

arrivo delle ceneri di San Giovanni Battista a Genova (L’)

Al centro del dipinto convergono le due processioni, quella che da sinistra reca solennemente le ceneri di San Giovanni Battista appena sbarcate e quella della città guidata dal vescovo, ferma in ginocchio ad accoglierle. Alle due processioni fanno rispettivamente da sfondo il porto e la città di Genova, mentre in primo piano l’animata rappresentazione della banchina del porto muove e ravviva l’intera composizione. Una calda e vibrante luminosità si diffonde dall’alto esaltando l’atmosfera di trepidante commozione in cui si svolge la scena, ulteriormente sottolineata dall’ombra tenebrosa che le fa da contorno. Ogni gruppo è ordinatamente individuato nello spazio, ogni persona è perfettamente descritta con un minuzioso e delicato intarsio di chiaroscuro che rende ogni cosa viva e palpitante.

Al culmine della propria fama, Francesco Solimena, detto l’Abate Ciccio, lavorò per le maggiori corti italiane ed europee senza mai muoversi da Napoli. Fra il 1715 e il 1717 eseguì per la Sala del Minor Consiglio di Genova tre grandi teleri, Il massacro dei Giustiniani a Scio, L’arrivo delle ceneri di San Giovanni Battista a Genova, Lo sbarco di Cristoforo Colombo nelle Indie. Le tre grandi tele andarono distrutte nell’incendio del 1777, ma di esse ci restano fortunatamente i tre grandi bozzetti preparatori - di cui già il Ratti nel 1780 ci dà notizia - un tempo nella collezione Doria d’Angri di Napoli e oggi, rispettivamente, il primo al Museo Capodimonte di Napoli, il secondo nella collezione della Banca Popolare di Sondrio, il terzo al Musée des Beaux-Arts di Rennes.

Questo grande bozzetto pittorico, già appartenuto al genovese Marcantonio Doria e in seguito ai Doria D’Angri di Napoli, fu acquistato dalla Banca Popolare di Sondrio nel 1960 dal suo ultimo proprietario Ricotti Aschieri. Della tela sull’arrivo a Genova delle ceneri del Battista, esistono anche un primo disegno, oggi al Cooper Hewitt Museum di New York, coi due gruppi processionali ancora situati su piani diversi e un secondo disegno preparatorio, oggi alla Halkam Hall (Surrey), abbastanza simile al bozzetto pittorico di Sondrio nell’impianto scenico unitario, ma sullo sfondo di un cielo luminoso e con un’inversione della scena finalizzata forse, come ipotizzano Piero Boccardo e Clario Di Fabio, a un’incisione.

L’arrivo  delle ceneri di San Giovanni Battista a Genova fu, in ordine di tempo, il secondo telero realizzato dal Solimena e giunto nella città ligure nell’agosto del 1717 con piena soddisfazione e “d’intiero aggradimento di questo Pubblico Serenissimo, e della nostra Famiglia”, come scrivono i due governatori Gio. Orazio e Pietro Maria Giustiniani al Solimena in una lettera pubblicata dal De Dominici nel 1742. Il grande telero, oggi perduto, era stata concepito per essere collocato sulla parete d’ingresso della Sala del Minor Consiglio, di fronte al trono dogale. La descrizione che di esso fa il De’ Dominici nel 1742, corrisponde perfettamente a quella che nel 1780 fa il Ratti del grande bozzetto rimastoci, acquistato nel 1960 dalla Banca Popolare di Sondrio al termine di diversi passaggi di proprietà.

La scenografica teatralità barocca si sposa qui, al massimo livello artistico, con l’ordinata geometria della spazialità classica, così come l’apparente dinamismo del primo piano si stempera nella solenne staticità della scena centrale e gli stessi personaggi in primo piano sono in realtà bloccati nell’atto stesso di muoversi. Come ha notato Ferdinando Bologna, in Solimena tutto appare in movimento e tutto è contemporaneamente fermo. Ed è questa interna fusione di dinamismo e staticità, di luce e di tenebra, ciò che conferisce al barocco del Solimena la sua vibrante intensità espressiva.

Malgrado il bozzetto e il grande telero per cui fu preparato, risalgano agli anni della svolta accademizzante del Solimena, vi permangono forti richiami al tenebrismo della propria maturità artistica giovanile e all’opera di Mattia Preti come notò subito, a suo tempo, il De’ Dominici:

“Dapoiché [Solimena] situò avanti una barca con Marinari  nudi di sopra, dipinti con terribil disegno, e forza di chiaroscuro ad imitazione dei modi di quel grand’Uomo [Mattia Preti]. Anzi, che nelle fisionomie di quegli Uomini grossolani  vedansi propriamente espresse quelle di Fra’ Mattia, cui egli ha seguitato nella grandezza dello stile , e ne varij accidenti di lume, nell’elezione del sito […]. moderando però alcune caricature di parti, e fisionomie spiacevoli”.