Veduta su Lago di Como, detta l’Orrido di Bellano (1845 ca.)
(Toscana prima metà del XIX sec. - )
mm. 194 x 282
Puntasecca
Romanticismo
Scritte in alto da sinistra a destra: Corografia dell'Italia//Regno Lombardo-Veneto - Vedute Pittoriche//N.1 - Tavola//3
Tratta da Attilio Zuccagni-Orlandini Corografia fisica storica e statistica dell’Italia, v. I, Atlante Illustrativo, v. I, Vedute Pittoriche (1845)
Francesco de Giacomi (a cura di), Monza e L’Europa, con scritti di Guglielmo Scaramellini e Guido Bezzola, Associazione Pro Monza, 1997, p.87, n. 76. Nel regesto delle illustrazioni del volume, curato da Alberto Crespi, il disegno dell’incisioneviene attribuito a Giuseppe Vannini.
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Nella prima metà dell’Ottocento l’Orrido di Bellano diventa uno dei tòpoi più celebri del paesaggio lombardo per il fascino irresistibile che emana dalla stretta forra rocciosa entro cui le acque del Pioverna da millenni scavano il loro corso, immagine grandiosa della forza primigenia e selvaggia della natura incontaminata. Questa incisione del toscano Francesco S. Corsi - pubblicata come tavola n. 3 tra le Vedute pittoriche del primo volume dell’Atlante Illustrativo che correda la monumentale Corografia fisica storica e statistica dell’Italia di Attilio Zuccagni-Orlandini (1845) - riprende pari pari a puntasecca, l’acquatinta dell’Orrido pubblicata nel 1815 da Francesco Bernucca tra le 56 vedute del Viaggio pittorico e storico ai Tre laghi Maggiore, di Lugano, e Como. Pochissime le variazioni. I due personaggi in alto sul ponte e i due in basso sulla passerella vengono qui sostituiti rispettivamente da un uomo a cavallo e da uno spettatore.
Entrambe le stampe, peraltro, hanno il loro prototipo originale nell’acquatinta colorata, disegnata da Peter Birman e incisa da H. Adam, pubblicata da Artarìa a Vienna nel 1806 e da Ferdinando e Francesco Artaria a Milano nel 1808. Qui appare solo il profilo di un uomo che dall’alto si sporge sull’Orrido.
Identico, comunque, in tutte le versioni resta sempre il senso della stampa, anche se in questa puntasecca di F. S. Corsi l’immagine ne guadagna sicuramente in potenza espressiva.
L’uomo resta piccolo di fronte alla natura che giganteggia e avvolge ogni cosa, come ingegnosamente sottolinea il punto di vista fortemente ribassato, che ci fa discendere, per così dire, dentro questo infernale spettacolo della natura.