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Titolo dell'opera:

Campo Santi Giovanni e Paolo e Scuola di San Marco (1742)

Autore:

Antonio Visentini

(Venezia 1688 - Venezia 1782)

Dimensioni:

parte incisa mm. 251 x 421, lastra mm. 270 x 427

Tecnica:

Acquaforte

Stile:

Barocco

Note:

Marg. inf.: Platea SS. Joannis et Pauli, corum Templum, e Schola D. Marci

b. dx.: I

I° stato su 4

Bibliografia

John G. Links, Views of Venice by Canaletto engraved  by Visentini, Dover, New York, 1971; W. G. Constable, John G. Links, Canaletto. Giovanni Antonio Canal 1697-1768, Oxford, III ed. 1989; Da Carlevarijs ai Tiepolo. Incisori veneti e friulani del Settecento, cat. della mostra Gorizia/Venezia,  a cura di Dario Succi, Venezia, Albrizzi editore,  1983;  Dario Succi, Venezia nella felicità illuminata delle acqueforti di Antonio Visentini. Con il catalogo ragionato delle incisioni Urbis Venetiarum prospectus celebriores, introd. di Giandomenico Romanelli, Treviso, Vianello, 1984 (nuova ediz. 1995); André Corboz, Canaletto - Una Venezia immaginaria, Milano, Electa, 1985; Canaletto & Visentini, cat. della mostra Gorizia/Venezia, a cura di Dario Succi, Padova, Bertoncello-Tedeschi, 1986; Il Canal Grande nelle vedute del Prospectus Magni Canalis Venetiarum, a cura di E. Concina, Milano, Il Polifilo, 1988; I rami di Visentini per le vedute di Venezia del Canaletto, cat. della mostra Museo Correr Venezia, a cura di Giulio Lari, Bergamo, Bolis, 1990; Dario Succi, La Serenissima nello specchio di rame. Splendore di una civiltà figurativa del Settecento, Castelfranco Veneto, Cecchetto Prior Alto Antiquariato, 2013; Franco Monteforte, Canaletto e Visentini. L'immagine europea di Venezia nel Settecento, con una nota di Cesare De Seta, Banca Popolare di Sondrio, 2014. 

Campo Santi Giovanni e Paolo e Scuola di San Marco (1742)

Si apre con questa acquaforte la terza serie delle Prospettive del Visentini, dedicata non più al Canal grande e ai palazzi, ma alle piazze e alle chiese che ad esse danno i nomi.

Per indicare la piazza Visentini usa nelle didascalie latine due diversi termini, Platea e Area. Col primo indica una normale piazza ben circoscritta anche se articolata in più parti, mentre con il termine Area, indica invece uno spazio pubblico più vasto e aperto. A entrambi in termini latini corrisponde il termine  veneziano “campo”, derivato dal fatto che questi spazi erano in origine privi di pavimentazione e simili appunto a un campo o a un “campiello” come sono denominati in veneziano i campi più piccoli. Il termine Piazza è riservato a Venezia solo alla piazza per eccellenza, piazza S. Marco (Area Sancti Marci) e il termine “Piazzetta” alla sua piccola e adiacente appendice verso il molo, tra Palazzo Ducale e la Libreria.

In questa acquaforte è rappresentato il campo SS. Giovanni e Paolo, in veneziano campo S. Zanipòlo, il più importante spazio pubblico della città dopo S. Marco. Vi si accedeva attraverso il ponticello che si intravede in primo piano a sinistra, o in gondola, come quella che in primo piano sta accostandosi agli scalini di sbarco sulla riva del rio. La grande basilica dei Ss. Giovanni e Paolo, di cui nell’acquaforte possiamo ammirare la facciata e l’imponente sviluppo con la cupola e le absidi laterali, è, insieme  alla chiesa dei Frari, il maggiore esempio di architettura gotica sacra, con le caratteristiche edicole nella parte centrale della sommità in cui sono racchiuse le statile di San Tommaso d’Aquino, S. Domenico e San Pietro martire, sormontate sui rispettivi pinnacoli dall’aquila, dal Padre eterno e dal Leone di S. Marco. Qui si svolgevano i solenni funerali dei dogi e qui, a partire dal 1450, venivano  seppelliti i personaggi più ragguardevoli della città.

Accanto, sul lato meridionale, la bellissima facciata asimmetrica della Scuola Grande di San Marco, uno dei più originali esempi di rinascimento veneziano, opera del bresciano Mauro Codussi, terminata nel 1495, impreziosita dalla magnifica decorazione scultorea dei Lombardi e del Buora.

Al centro del campo, sull'alto piedistallo firmato da Alessandro Leopardi, la bronzea statua di Bartolomeo Colleoni a cavallo, modellata da Andrea del Verrocchio fra il 1481 e il 1488. il celebre capitano di ventura al servizio della Serenissima aveva lasciato tutti i suoi averi alla città a patto di avere un monumento equestre in piazza San Marco, poi realizzato invece davanti alla Scuola Grande di San Marco, come ripiego per poterne incamerare gli ingenti beni. La Serenissima, infatti, non amava e non ammetteva, se non in rarissimi casi, statue e monumenti equestri in spazi pubblici e solo a patto di cospicui lasciti e donazioni. Proprio per questo, dopo lunghi anni di discussioni, il monumento aveva potuto essere inaugurato solo il 21 marzo 1496, quando il Verrocchio era ormai morto.

Il corrispondente dipinto del Canaletto è oggi conservato nelle collezioni reali inglesi di Windsor Castle.