Tavolino, bottiglia, tazza (1989)
(Livorno 1927 - Bergamo 2001)
mm. 255 x 165
Litografia
Realismo metafisico
Firmata e datata in basso a dx: Ferroni ‘89
Litografia su pietra, 6 colori, con fondino, mm 255x165
Stato unico: 50 esemplari + 2p.d.A.
Stampatore Cesare Linati Milano
Esemplare: 3/50
Gianfranco Ferroni Litografie. Catalogo ragionato, a cura di Arialdo Ceribelli e Chiara Gatti, con un testo di Marco Vallora, Galleria Ceribelli – Lubrina Editore, Bergamo, 2006, p.135, cat. n. 87
Spazio, luce, sono questi in Ferroni i due elementi essenziali della poetica del mistero.
“Lo spazio che situa, la luce che rivela: Dal coniugarsi di questi due concetti – ha scritto Ferroni - si configura il tempo senza limiti convenzionali . Statico, un microattimo per sempre: sospeso, prima del ‘non tempo’ definitivo.”
E’ ciò che accade nelle sue nature morte, in cui gli oggetti, nello spazio vuoto su cui piove improvviso il pulviscolo impalpabile della luce, si caricano di senso religioso, perdono cioè la loro materiale e contingente insignificanza, trapassano dal mondo fisico del tempo a quello metafisico senza tempo, il mondo “del non-tempo definitivo”, come dice Ferroni, in cui domina il mistero, vale a dire l’attesa che qualcosa si riveli.
L’immagine fissa, appunto, il “microattimo” in cui avviene, attraverso la sospensione del tempo, questa transustanziazione mistica degli oggetti sul tavolino diventato, come è stato detto, una sorta di “l’altare laico”, di mensa del mistero esistenziale, come pare sottolineare la tovaglia arrotolata in ombra davanti a noi, luminosa sul tavolo, quasi a dividere, appunto, il buio della vita, dalla luce del mistero.