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Titolo dell'opera:

San Pietro

Autore:

Giuseppe Antonio Petrini

(Carona, Canton Ticino 1677 - Carona 1755/1759 ca.)

Dimensioni:

cm 97x87

Tecnica:

Olio su tela

Stile:

Classicismo barocco ticinese

Provenienza:

Acquisto sul mercato antiquario, 1999

Note:

Attribuito all'autore

Bibliografia

Catalogo vendita Semenzato del 12 dicembre 1999, Venezia 1999, p.25

San Pietro

S. Pietro, seduto davanti a  un libro aperto sulle parole iniziali del Credo, si volge indietro come per rispondere a un richiamo. Una luce fredda e radente ne illumina il volto, la barba bianca e l’ampia veste marrone ricoperta da un mantello ocra, giungendo fino alla mano, rimasta puntata sulla pagina del libro sopra le parole: ”Credo in unum deum patrem omnipotentem”. Tutta la sua mezza figura, per il resto, rimane avvolta nella penombra bruna che lo circonda.

Pietro Ligari classificava il Petrini fra i pittori “speculativi”, per sottolineare la forza introspettiva che emana dalla sua pittura e, in particolare, dalle tipiche mezze figure di santi, di astronomi, di profeti e di filosofi destinate in gran parte a una committenza privata. I suoi scienziati e i suoi filosofi, appaiono sempre profondamente concentrati in se stessi, assorti nello studio e nella lettura. Essi si muovono nello spazio introspettivo della ragione e puntano perciò tutto sulla propria mente. Nei santi, invece, prevale la forza dell’ispirazione divina che si manifesta come illuminazione improvvisa che irrompe nel momento di massimo raccoglimento interiore.

In questo San Pietro, la cui attribuzione al Petrini è molto plausibile, proprio la tenebra avvolgente in cui è racchiusa la sua figura, concentra tutta la forza espressiva dell’immagine sul momento dell’illuminazione divina. San Pietro è immerso nella lettura e nella meditazione del Credo e si gira verso la luce non tanto con l’atteggiamento di chi risponde a un richiamo esterno, ma con quello di chi obbedisce a un bisogno interiore. La sua non è un’improvvisa distrazione dalla meditazione, ma un approfondimento di essa, come sembra indicare anche il raggio di luce che giunge fino alla pagina del libro che gli sta aperto davanti. La luce che si imprime con secca intensità sulla sua fronte e la semioscurità che grava sul libro, ci dice che la mente da sola, senza l’aiuto dell’illuminazione divina, è incapace di penetrare i misteri delle fede, di cui il Credo è l’espressione più piena e completa.

Sul piano più propriamente artistico va notata l’estrema naturalezza espressiva del volto di San Pietro, la torsione della sua figura e il tagliente intarsio plastico di luminosità e di ombra che la luce radente descrive sulla veste che ne riveste il braccio.

E’ un San Pietro ben diverso da quello dipinto dal Petrini nel 1704 per la parrocchiale di Dubino, intessuto di simboli come il gallo, le chiavi e la piramide qui del tutto assenti, e diverso anche da quello della tela del 1740, oggi in collezione privata a Montagnola in Ticino, tutto giocato sullo scatto del volto che chiede l’aiuto divino e sul gioco della luce nell’ampia veste della figura. Un San Pietro, insomma, più semplice e severo, più intensamente naturale e spiritualmente austero, in una parola, più “speculativo”.