Con questo termine, introdotto nel linguaggio della critica d'arte da Eugenio Battisti nel 1962, si indicano tutte quelle correnti anticlassiche, manieriste, espressioniste e allegorico-simboliche che nell'arte e nella letteratura del '500 convivono e si intrecciano con quelle più propriamente classiche dell'ordine razionale, della simmetria e della prospettiva(v.), solitamente indicate col termine rinascimento.
L'antirinascimento tende, insomma, alla rivalutazione di tutto il complesso di immagini astrologiche, cosmologiche e a contenuto magico-esoterico e allegorico-simbolico dell'arte e della letteratura del '500 per molto tempo trascurate o svalutate dagli storici dell'arte, ma che oggi sappiamo essere state parte integrante della cultura, dell'universo mentale e della stessa produzione di quasi tutti i maggiori artisti del rinascimento.
In questo senso il termine antirinascimento coincide con quello di manierismo (v.), ma nello stesso tempo è più ampio perché comprende e valorizza anche gli aspetti eccentrici e trasgressivi del capriccioso, del grottesco, del mostruoso e del deforme che hanno caratterizzato l'immaginazione del Cinquecento in aperta polemica con l'idea di ordine, di equilibrio e di decoro del classicismo (v.).