Il barocco napoletano ha le sue salde radici nell'opera di Caravaggio, che soggiornò nella città partenopea nel 1607 e nel 1610, e in quella del suo maggiore allievo, G. B. Caracciolo, detto il Battistello. E' dunque nel realismo (v.) e nel naturalismo (v.) di tipo sociale che matura l'esperienza del primo barocco napoletano. L'arrivo a Napoli nel 1616 di un altro seguace del Caravaggio, José de Ribera, lo Spagnoletto, consoliderà per tutta la prima metà del Seicento queste radici. Sempre nel segno del caravaggismo (v.), ma di un caravaggismo più ispirato all'esperienza e ai modi dei bamboccianti (v.) romani, si sviluppa a Napoli anche l'opera di un'altro artista barocco, Aniello Falcone e della sua cerchia. E' solo con Mattia Preti e con Luca Giordano che il caravaggismo napoletano assorbe la lezione del classicismo (v.) emiliano e bolognese di Lanfranco e del Guercino. Un altro importante artista barocco partenopeo, Salvator Rosa, che si distingue per i suoi paesaggi e per il suo raffinato intellettualismo, lavorò soprattutto al di fuori dell'ambiente napoletano, a Roma e a Firenze. Oltre che per la pittura di paesaggio, dove emerge fra gli altri Domenico Gargiulo, detto Miceo Spadaro, il barocco napoletano ha un dei suoi soggetti più tipici nella natura morta (v.) con traboccanti composizioni di fiori, frutta, pesce e utensili da cucina.