Termine coniato dal critico d'arte francese Jacques Thuillier, in rapporto all'opera del pittore Sébastien Bourdon, vissuto a Roma fra il 1634 e il 1637 dipingendo (e talora, forse, anche falsificando) paesaggi di Claude Lorrain e scene di vita popolare del pittore olandese Peter van Laer, detto il Bamboccio (v. bamboccianti). Tornato in Francia nel 1642, prima di maturare uno stile più personale vicino al classicismo di Poussin, per guadagnarsi da vivere continuò a dipingere "bambocciate", opere cioè di carattere gaio e burlesco ispirate al mondo popolare francese, con uno stile colto e raffinato, prossimo a quello dell'olandese Teniers, che Jacques Thuillier chiama appunto "bambocciata alla francese".