Immagine di pergamena con glossa

Arte astratta

Con questo termine si indicano tutte quelle correnti della pittura e della scultura diffusisi in Europa a partire dal 1910, che rifiutano ogni forma di raffigurazione naturalistica della realtà oggettiva a favore della rappresentazione della realtà soggettiva e interiore dell'artista, esclusivamente attraverso linee e colori, ritenuti gli unici elementi costitutivi del linguaggio artistico. Già il simbolismo, l'impressionismo, l'espressionismo e le correnti postimpressioniste in genere, avevano negato che l'arte fosse semplice mimesi, imitazione della realtà, privilegiando invece i modi soggettivi della visione dell'artista, in cui l'oggetto reale ne usciva semplificato e deformato. L'arte cessava in questo modo di esser imitazione della realtà, per diventare un'interpretazione della realtà. Ma intorno al 1910, Kandinsky aveva cominciato a dipingere opere in cui si astraeva del tutto dalle cose e dalla realtà esterna, per rappresentare invece una realtà puramente spirituale, una tendenza che lo stesso Kandisnky da lì a poco teorizzerà nel volume Lo spirituale nell'arte.
Da questa idea, in cui si esprime una nuova sensibilità e un bisogno profondo di libertà e verità interiore, in coincidenza con la contemporanea scoperta dell'inconscio, prenderanno avvio tutte quelle correnti artistiche del Novecento (dal raggismo, al suprematismo, al costruttivismo, ecc.) che non mirano "a fornire un'interpretazione della realtà, ma a determinare e designare una condizione della coscienza" (C. G. Argan). Mondrian, nel 1947, si spingerà ancora più avanti affermando che "l'arte astratta è concreta e con i suoi mezzi espressivi è più concreta dell'arte naturalistica (v. naturalismo)".
Entrati ormai a pieno titolo nel linguaggio della critica, i termini "arte astratta" e "astrattismo" non hanno cessato di dar vita per buona parte del Novecento a polemiche e contestazioni, da parte di chi ne ha negato il fondamento come arte di puro pensiero, che prescinde dal rapporto umano con le cose e dalla rappresentazione stessa dell'uomo, o da parte di chi ne ha contestato il carattere di canone artistico che nega validità a ogni forma di arte figurativa finendo per costituirsi in un nuovo accademismo (v.).
Più equilibrata la posizione del critico francese M. Sephor, che senza negare validità all'arte figurativa riconosce tuttavia, accanto ad essa, la necessità di una "pittura  interamente svincolata dalla tutela della figura o dell'oggetto", in cui potessero trovare libera espressione "i luoghi incomunicabili dello spirito, là dove il sogno si fa pensiero, dove la cifra diventa essere, dove l'analogia diventa rapporto e ritmo".
Che un tale bisogno di astrazione costituisca, del resto, un dato permanente dell'espressività artistica umana, è stato ormai ampiamente dimostrato da quanti, come Ranuccio Bianchi Bandinelli, hanno indicato la presenza di forme astratte in ogni epoca della storia dell'arte e a tutte le latitudini, dall'Europa, all'Africa, all'Oceania, al Sud America.

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