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Classicismo barocco

L'ispirazione idealizzante del classicismo secentesco non si oppone, ma si sviluppa anzi entro la nuova sensibilità barocca tutta tesa a colpire e a mobilitare con la sua mossa teatralità, gli aspetti emotivi dell'immaginazione. Lo dimostra la vasta produzione di artisti che hanno una grande influenza nel Seicento italiano, come Rubens, Guido Reni, Bernini e Pietro da Cortona che traggono con inesausta creatività dall'antichità classica temi e motivi delle loro opere e godono ampiamente della ricca committenza pubblica ed ecclesiastica. In questo caso, tuttavia, il patrimonio dell'antichità classica non viene più preso in considerazione dall'artista nei suoi connotati stilistici propri, ma come fonte di ispirazione tematica e, più in generale, nella sua tendenza a una bellezza idealizzante ottenuta però attraverso forme nuove e più animate, di carattere più emotivo che contemplativo che si discostano decisamente da quelle classiche. Ma, più in generale, anche negli artisti di molti centri italiani rimasti più strettamente fedeli al canone classicista della scuola carracciana, si avverte questa tendenza ad animare e a movimentare le loro opere com'è proprio del gusto del tempo. La spinta a far confluire l'ispirazione idealizzante con la forza emotiva e persuasiva dell'immagine artistica è favorita del resto, nel clima controriformistico italiano, dalla chiesa e, più in generale, dalle tendenze assolutistiche del potere politico in Europa. Per il Seicento, possiamo perciò parlare di una tendenza classicista all'interno della cultura artistica barocca, allo stesso modo in cui si deve parlare di una tendenza barocca entro la cultura più dichiaratamente classicista, come quella carracciana. Le due componenti, ben distinte sul piano teorico, si presentano in realtà, strettamente intrecciate e poco separabili sul piano storico nell'opera dei singoli artisti.