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Classicismo novecentesco

E' il complesso dei tentativi di ripresa e riproposizione in chiave attualizzante dell'idea del classico e di temi e principi della tradizione artistica da Giotto al rinascimento, che vengono sperimentati in pittura e nella scultura cultura figurativa italiana da Carrà, De Chirico, Alberto Savinio, Giorgio Martini, Achille Funi, Castrati, Sironi, Usellini, Morandi, Gino Severini, Francesco Messina e altri artisti tra il 1916 e il 1932. Questi tentativi si intrecciano da un lato con la cosiddetta pittura metafisica (v. metafisica), come la definì lo stesso Giorgio De Chirico che ne fu il maggiore esponente, la quale attraverso atmosfere oniriche, rarefatte e senza tempo, ricche di rimandi letterari e filosofici, vuole svelare l'anima delle cose che sta al di là di esse, metafisica appunto, dall'altra con il movimento di Novecento teorizzato e diretto da Margarita Sarfatti che fa del ritorno alla tradizione e all'ordine la base del proprio programma estetico presto politicamente ricondotto nell'alveo del fascismo e del conformismo di regime.
Nel classicismo (v.) degli artisti di Novecento il tentativo di coniugare tradizione e modernità non si limita al richiamo in pittura a Giotto, a Raffaello e all'arte primitiva del quattrocento italiano, ma si incrocia con il contestuale richiamo a Derain, a Cézanne e a Corot, come maestri di una modernità in grado di riattualizzare l'ideale classico di semplicità, armonia, purezza e ordine.
La tendenza classicista degli artisti di Novecento si esprime anche, talora, in un forte recupero dei toni più cupi del chiaroscuro (v.) e in un ritorno al monumentalismo della composizione, come in Sironi, che è anch'esso per molti versi connesso con l'ufficialità che assume anche la pittura, dopo l'architettura, come arte di regime. Il che non significa che i risultati sul piano non siano in alcuni casi, come quello di Sironi ad esempio, di prim'ordine.