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Divisionismo

Il termine indica un procedimento tecnico nella pittura legato a un movimento artistico neo-impressionista sviluppatosi in Francia (dove prese il nome di Pointillisme) verso il 1885 con l'opera di Paul Signac e di Gorge Seurat, la cui Domenica alla Grande-Jatte, esposta per la prima volta nel 1886, del movimento può considerarsi il manifesto e l'atto di battesimo.
Teorici del nuovo indirizzo artistico furono lo stesso Signac e il critico Félix Fénéon. Sfruttando i contemporanei progressi della scienza ottica e le nuove ricerche sulla luce, Seurat e Signac dipingevano accostando direttamente sulla tela piccoli punti di colori puri non mischiati in precedenza sulla tavolozza. "Questi colori, isolati sulla tela - scriveva Fénéon nel 1886 - si ricompongono sulla retina dell'occhio, ottenendo così non una mescolanza di colori-materia, ma una mescolanza di colori-luce". Il risultato era cioè quello di esaltare ulteriormente la funzione della luce, che era stato l'obiettivo primario degli Impressionisti, e contemporaneamente di incrementare la partecipazione visiva dell'osservatore che, ricomponendo nella retina del proprio occhio i colori divisi sulla tela, partecipava direttamente alla costruzione visiva del quadro.
In Italia, dove ai termini Pointillisme, Puntinismo o Neoimpressionismo, fu subito preferito quello di Divisionismo, il movimento esordì ufficialmente nel 1891 alla Prima Esposizione Triennale di Brera con le opere di Segantini, Morbelli e Previati, in cui il Divisionismo assunse subito un connotato più simbolista. Al Divisionismo si accosteranno in seguito anche artisti come Vittore Gubricy, pittore e mercante d'arte cui si deve la conoscenza in tutta Europa del Divisionismo italiano, Giuseppe Polizza da Volpedo, che al suo Divisionismo darà un carattere più spiccatamente sociale (si pensi alla celebre tela Il Quarto Stato), Plinio Nomellini e, infine, G. Balla, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo e Gino Severini che gli imprimeranno un orientamento più futurista esaltandone gli effetti di movimento. Il principale teorico del Divisionismo italiano fu, tuttavia, Gaetano Previati che con i suoi Principi scientifici del Divisionismo (1906) e il suo trattato Della pittura, tecnica e arte, (1913) fissò i canoni tecnici del movimento.
Se il Divisionismo italiano rappresentò indubbiamente un rinnovamento profondo della nostra pittura contribuendo a ricollegarla alle coeve esperienze di quella europea, va detto però che la troppo rigida precettistica tecnica e scientifica ne limitò presto gli sviluppi, favorendone il rapido esaurimento.
Gli scritti e le biografie di tutti i divisionisti italiani sono stati raccolti nel 1968 da Teresa Fiori nei due volumi degli Archivi del Divisionismo.