Come molti altri termini della critica d'arte anche questo ha da un lato un senso storico preciso in riferimento a un movimento specifico, dall'altro un senso più generico ed estensivo che riguarda, più che altro, certi caratteri culturali e formali ricorrenti e comuni a un insieme di correnti e movimenti di un'epoca o di più epoche di storia dell'arte. Con questo termine si designa in senso proprio nella storia dell'arte del Novecento quel movimento artistico d'avanguardia, Die Brücke (Il Ponte), nato a Dresda nel 1905 e poi trasferito a Berlino nel 1911 ad opera di Ernst Ludwig Kirchner e di un gruppo di altri artisti, che in antitesi all'impressionismo e all'idea che l'arte sia solo registrazione estetica passiva di un'impressione, vogliono affermare, invece, il suo carattere di espressione emotiva dell'interiorità dell'artista, cioè della sua verità esistenziale, delle sue angosce e delle sue paure di fronte alla società industriale urbana, alla distruzione della natura e all'imbarbarimento della vita civile che avrebbe avuto nella Prima Guerra mondiale la sua più tragica conferma. Queste angosce e queste paure emergono con nettezza nella loro tendenza alla deformazione caricaturale delle cose, nei colori cupi e squillanti che si accostano piatti e stridono sulla tela, nelle forme duramente spigolose e volutamente sgradevoli del loro stile che è, allo stesso tempo, espressione interiore e giudizio, segno del profondo coinvolgimento emotivo dell'artista nella vita del proprio tempo e della funzione di denuncia di cui si carica il suo bisogno espressivo.
Il termine, del resto, è nato proprio dalla risposta che uno degli artisti del Gruppo, Max Pechstein, diede nel 1905 alla giuria della Secessione di Berlino quando gli fu chiesto se riteneva che il suo quadro fosse ancora impressionismo: "No, è espressionismo ", fu la risposta. Nel 1911 il grande critico tedesco Wilhelm Worringer, lo avrebbe poi utilizzato in un articolo della rivista "Der Sturm" dell'agosto di quell'anno, per definire il comune orientamento artistico di fondo di Cézanne, Van Gogh e Matisse. Ma fu nel 1920 Hermann Bahr, col suo libro "Exprezionismus", a designare con questo termine la tendenza stessa dell'arte in un'epoca di angoscia e di paura. "Mai - scrive Bahr - vi fu epoca più sconvolta dalla disperazione e dall'orrore della morte. [...] Mai la gioia è stata più assente e la libertà più morta. Ed ecco urlare la disperazione: l'uomo chiede urlando la sua anima, un solo grido d'angoscia sale dal nostro tempo. Anche l'Arte urla nelle tenebre...". Bahr aveva visto giusto perché sia la musica con Schönberg, con Alban Berg e con Webern, sia la letteratura con Büchner, con Döblin e con gli artisti della Neue Sachlickheit (la Nuova Oggettività) si orientavano nella stessa direzione, al punto che Ladislao Mittner ha potuto parlare dell'espressionismo come di un fenomeno specificamente tedesco.
Il suo senso tuttavia si è oggi molto ampliato nella critica d'arte fino a comprendere tutti gli stili e le correnti dell'interiorità espressiva che hanno in Van Gogh, in Gauguin, in Munch e in Daumier i loro immediati predecessori e che nascono in Europa dalla reazione al naturalismo e all'impressionismo. "Se per l'artista naturalista e impressionista infatti la realtà rimaneva qualcosa da guardare dall'esterno - ha scritto Mario De Micheli - per l'espressionista invece era qualcosa in cui calarsi, in cui vivere dall'interno".
In questo senso si fanno rientrare oggi nell'ambito dell'espressionismo anche movimenti diversi come il Fauvisme e Die Bleue Reuter (Il cavalier azzurro) di Kandinskij, e sempre in questa accezione estensiva del termine si può senz'altro affermare che le correnti dell'espressionismo europeo dei primi decenni del Novecento hanno contribuito ha fecondare molte correnti artistiche del Novecento, come l'espressionismo astratto (v.) americano dell'Action painting (v. anche dripping) e, per quel che ci riguarda, anche molta parte dell'arte italiana dal secondo dopoguerra ai nostri anni più recenti.
Anche gli storici dell'arte si sono largamente avvalsi del concetto riferendolo a tutte quelle manifestazioni dell'arte antica, caratterizzate dall'accentuazione espressionistica della forma come nell'arte etrusca e in alcune correnti artistica di età postellenistica, ad alcune fasi della scultura gotica medievale e all'opera di alcuni grandi artisti del Cinquecento come Mathias Grünewald, Jan Brueghel, El Greco e lo stesso Donatello orientati nelle loro opere in senso fortemente espressivo e, nel caso della Crocifissione di Grünewald a Colmar, crudamente espressivo.