Movimento pittorico sviluppatosi in Francia tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento sulla scia della lezione postimpressionista di Van Gogh e di Gauguin, caratterizzato dall'accostamento di colori puri in larghe campiture (v.) entro la piatta bidimensionalità della composizione che ne esalta l'accesa energia emotiva e la compiaciuta sensualità decorativa sotto lo stimolo della coeva riscoperta dell'arte islamica e africana e del primitivismo in genere (v. primitivismo novecentesco). Il gruppo dei pittori fauves, come furono chiamati, comprendeva artisti di diversa formazione e provenienza, come Braque, Derain, Dufy, Marquet, Friesz, Van Donghen, il belga Maurice Vlaminck e Henri Matisse che ne fu l'indiscusso punto di riferimento e che col suo quadro Lusso, calma e voluttà, esposto al Salon parigino des Indépendants del 1905 sembra riassumerne i caratteri essenziali. Il termine fauves fu coniato dal critico d'arte Louis Vauxcelles (cui si deve anche il termine cubismo), che proprio al Salon des Indépendants del 1905, vedendo un bronzetto di gusto rinascimentale dello scultore Marque in mezzo alle opere di alcuni di questi artisti, avrebbe esclamato: "Donatello parmi les fauves" (Donatello fra le belve). L'arte dei fauves ebbe una certa influenza anche sull'espressionismo tedesco del gruppo Brücke (v. espressionismo), da cui tuttavia si distingue per l'assoluta mancanza di qualsiasi caratterizzazione ideologica e di denuncia sociale. Privo di un nucleo forte di convinzioni comuni, il movimento si dissolse presto davanti al nascente cubismo insieme al quale, tuttavia, continuerà ad esercitare una ricorrente e permanente influenza sugli sviluppi di tutta l'arte occidentale del Novecento.