E' l'espressione coniata da Massimo Bontempelli per indicare la pittura italiana tra le due guerre che, opponendosi al linguaggio artistico delle avanguardie, vuole ritrovare un rapporto con la tradizione figurativa attraverso una rappresentazione della realtą non pił passivamente imitata, ma intellettualmente rielaborata con richiami letterari e filosofici in forme tradizionali classiche (v. classicismo novecentesco) o proprie del primitivismo tre-quattrocentesco (v. primitivismo novecentesco) che ne fissino l'aspetto magico ed enigmatico che sta al di lą delle apparenze e ne esprime la veritą pił profonda e permanente. In questo senso il realismo magico entra come componente propria della pittura metafisica e di molta parte dell'arte italiana tra le due guerre da Carrą a Casorati, a Morandi, a Francesco Messina, ecc.