Lo stile sviluppatosi in Francia tra l'inizio del Settecento e il 1764 durante gli anni della reggenza di Luigi XV ed estesosi rapidamente in tutta Europa. Il termine deriva dalla corruzione ironica del francese rocaille (roccia), e indica la rustica irregolarità degli forme naturali (anfratti rocciosi, cartocci, conchiglie, volute, ecc), con cui si decoravano i giardini per creare ambienti pittoreschi. La conchiglia, con le sue cavità e i suoi sinuosi avvolgimenti, diventerà infatti l'archetipo delle forma decorativa del rococò, presto passato dal pittoresco al culto dell'artificiale, del sorprendente, del leggero e del grazioso. Sviluppatosi nella fase conclusiva del barocco (v.), il rococò si sovrappone ad esso e ne rappresenta in un certo senso lo sviluppo lungo il Settecento, ma con caratteri suoi propri meno religiosi e più mondani. Non a caso mentre il barocco si esprime soprattutto nell'architettura e nella decorazione delle chiese, il rococò è lo stile decorativo per eccellenza degli interni dei palazzi e delle corti principesche. Dal barocco al rococò si compie, insomma, una secolarizzazione dei motivi estetico-formali che ne muta anche il senso e la direzione. Il rococò infatti non ha più quella carica emotiva di arte diretta a smuovere i cuori e a persuadere, propria del barocco, né ha il suo stesso senso solenne della spettacolarità e della teatralità. In esso l'illusionismo barocco é invece messo al servizio dell'estro bizzarro e grazioso dell'immaginazione ingannevole e dell'intelligenza spiritosa in cui la realtà dell'uomo, al pari di quella delle cose, si perde in un gioco illusorio di specchi e di inganni dell'occhio. L'essenza del barocco era il meraviglioso, mentre l'essenza del rococò è il grazioso. Attraverso il meraviglioso il barocco cercava di comunicare una verità assoluta, mentre nella grazia del rococò la verità di frantuma nel gioco mondano del nascondersi, della finzione e dell'illusione che fa della maschera il proprio simbolo. Sono tutti caratteri che si ritrovano nei quadri di Watteau, di Boucher, di Fragonard, dove la gaiezza del vivere e il piacere malizioso dell'ammiccamento allusivo e illusivo e della seduzione si accompagnano, nel primo, a un sentimento di profonda malinconia, che si esprime nella figura del clown, immagine della tristezza che giace al fondo di questo vaporoso "vuoto metafisico "che è l'arte rococò nel secolo dei Lumi e della ragione.
Questi caratteri, che fanno del rococò soprattutto uno stile francese, si declinano in forme diverse e differenti in Germania e in Italia, dove è soprattutto a Venezia che essi influenzano la pittura e, più in generale, la cultura.