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Scapigliatura

Il termine deve la sua fortuna alla pubblicazione nel 1882 del romanzo di Cleto Arrighi La scapigliatura e il 6 febbraio, in cui l'autore dice espressamente di indicare con Scapigliatura "lo spirito di rivolta o di opposizione a tutti gli ordini stabiliti". E scapigliatura si chiamò da allora quella stagione artistica e letteraria lombarda della seconda metà dell'Ottocento in cui l'istanza realista si traduceva in un sentimento di rivolta antiborghese con l'esibizione e l'esaltazione dei risvolti più socialmente repressi, più passionali, e dunque più veri, della vita e dei sentimenti. A un tale indirizzo neoromantico si ispirarono appunto i romanzi di Camillo Boito, Carlo Dossi, Emilio Praga, Giuseppe Rovani, Ugo Iginio Tarchetti e le prime prove letterarie, in ambito milanese, del Verga.
Ma più che sul piano letterario, fu su quello della pittura e della scultura che la scapigliatura e il suo connaturato spirito di rivolta diedero i risultati forse più interessanti e innovativi. Basti pensare all'opera di Giuseppe Carnovali, il Piccio, che della pittura scapigliata fu l'anticipatore, di Federico Faruffini, Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni, Luigi Conconi, Paolo Troubetzkoy, Eugenio Gignous, Medardo Rosso, per non citare che gli artisti più noti. Nell'opera di tutti questi artisti i contorni dei volti e delle cose si dissolvono e sfumano in un'atmosfera ricca di risonanze sentimentali in cui prende corpo il bisogno anticonformista e ribelle di dare espressione ad una realtà interiore rimasta per troppo tempo intrappolata nelle rigidità del disegno accademico e delle convenzioni sociali.
In questo senso, come ha scritto Corrado Maltese, il movimento artistico della scapigliatura deve essere considerato come il primo, vero movimento d'avanguardia dell'arte italiana, che, attraverso l'opera di Medardo Rosso, riuscirà ad acquisire anche una dimensione europea.