Di una "setta de' tenebrosi" parla con tono spregiativo l'abate Luigi Lanzi nella sua Storia Pittorica (1789/1808), con riferimento alla pittura degli artisti caravaggeschi della seconda metà del Seicento, caratterizzata da "imprimiture scurissime ed oleose" di cui "non son oggimai rimasi se non i lumi" e da un "gusto del chiaroscuro spinto troppo innanzi". Il fondo buio, i vibranti contrasti chiaroscurali e l'ambiente tenebroso in cui sono immerse le opere di molti seguaci del Caravaggio in Italia, fra cui Mattia Preti, e di grandi artisti del seicento fiammingo come Rembrandt, così contrari al gusto accademico del Settecento, sono invece le caratteristiche che oggi maggiormente ci fanno apprezzare il tenebrismo di questi artisti la cui influenza si estende ancora su gran parte del barocco italiano della prima metà del Settecento.